Intervista ad Andrea Maiorino, per Saperla Corta.

Nell’ottica della promozione della nostra produzione letteraria, pubblichiamo quest’intervista ad Andrea Maiorino, giovane autore di Saperla Corta, una raccolta di racconti che rappresenta il suo esordio letterario. Le domande e l’intervista sono a cura di Annie Ogliastro.

La raccolta di racconti “Saperla corta” è il tuo esordio letterario. Pubblicare un libro è sempre stato il tuo sogno? Cosa diresti all’Andrea di qualche anno fa che scriveva solo per se stesso e ora lo fa anche per gli altri?

 Onestamente più che di sogno parlerei di necessità. La necessità che, secondo me, muove ogni tentativo artistico e generalmente ogni atto che compiamo come esseri umani, quella di provare a farci capire dalle persone. Per il resto della domanda, direi che ho sempre scritto per gli altri, credo si possa solo scrivere nella speranza di essere letti e capiti. Probabilmente ora ho solo più coraggio nell’esprimermi e nell’espormi.

Per creare i personaggi dei tuoi racconti ti sei ispirato a persone reali o sono prototipi di uomini e donne che potrebbero esistere?

Persone reali. Nello scrivere c’è il tentativo di strappare dalla morte le persone che amo, sia questa morte biologica o psicologica, questo vale anche verso me stesso. Più egoisticamente, la possibilità di sentirle vicine una volta che la vita ci ha divisi e quindi la possibilità poter manifestare comunque i sentimenti che ho provato verso di loro. Alla fine, scrivere è un enorme scusa che per abbracciare qualcuno a cui tengo.

Ciò che dona spessore ai tuoi personaggi è, senza dubbio, la ricerca che compiono per comprendere sè stessi e capire che ruolo hanno nel mondo. Ci riescono? E tu, credi di aver compreso chi sei e chi vuoi essere?

Ci provano, che è tutto ciò che può fare un essere umano nel suo goffo tentativo di stare al mondo. Onestamente mi rendo conto che a me questa cosa di essere vivo pesa e non poco, e mi inquieta riscontrare quanto comune sia questo sentimento tra le persone, questa difficoltà biografica o esistenziale che ci accumuna.  Però credo che lo stare vicino alle persone, al mio cane o ad altri animali mi faccia stare meglio. Poi magari a causa di alcune situazioni stai peggio di come stavi prima, ma gli esseri umani sono dotati di un range terapeutico veramente ristretto. Comunque continuo a credere che ne valga la pena.

Si dice che gli autori scrivano di situazioni e pensieri vicini alla loro sfera personale, hai nascosto qualche episodio autobiografico nei racconti? C’è un personaggio che potrebbe esser visto come un tuo alter ego?

In realtà non ci sono troppe vicende realmente avvenute escluse un paio di storie molto autobiografiche. Ad essere riposte su carta sono principalmente le mie emozioni, i sentimenti e le idee che vivo. Non ho un personaggio in particolare che vedo come un doppio-me, forse all’epoca “Marco” in “Zorba” per quella sensazione di sentirsi fuori posto in qualsiasi contesto mi trovassi.

C’è qualche autore, italiano o straniero, che ha influenzato il tuo stile di scrittura e il gusto per la centralizzazione dell’uomo con il bisogno di trovare il suo scopo nella vita?

Woody Allen, Bergam e Sorrentino sono registi a cui devo moltissimo, come scrittori all’epoca Camus e Sartre mi hanno fortemente influenzato, come cantanti senza dubbio Dè andrè e Fabri Fibra. Però “Saperla corta” nasce come catarsi di una crisi esistenziale, quindi non è stata una volontà cosciente a spingermi verso queste tematiche, ma una necessità che covavo da un po’ di tempo.

“Saperla corta” è solo il primo dei libri che hai scritto; hai in mente qualche altro progetto letterario? Puoi parlarcene?

Non ho capacità futurologiche, il tempo dirà. So solo che uno scrittore per un numero definito di anni può solo proporre varianti più o meno complesse sul tema che ha già affrontato. L’unica speranza che coltivo è quella di essere più maturo nel parlarne.