Il mondo contadino era attraversato da una teatralità diffusa, frutto di una vita quotidiana e di un’attività lavorativa, fondate su svariate esperienze comunitarie e quindi intensamente socializzanti. Grazie alla vivacità di queste esperienze, questa teatralità si liberava dal livello dei semplici motteggi e lazzi e si traduceva spesso in vere e proprie azioni sceniche, organizzate e guidate da figure di leaders. Si trattava di persone che si erano formate nelle spontanee animazioni di gruppi o attraverso esercizi di recitazioni in una società, nella quale il senso della comunità era molto forte.
Dai molteplici incontri infatti, che avvenivano nelle corti contadine, s’innescò il processo di organizzazione e di messinscena, che portò alla fine alla creazione di un vero e proprio teatro contadino.
La corte contadina era invece lo spazio scenico, nel quale avvenivano le recitazioni.
In esso, per ricordare solo i momenti più significativi, si svolgevano le rappresentazioni dei dodici mesi, del pianto del carnevale, della morte del maiale, della partenza del carro della dote, del dialogo della madre e del pretendente alla mano della figlia, del laccio d’amore ecc.
La recitazione in questi luoghi contribuiva a codificare i testi; giocavano in ciò la ripetizione delle rappresentazioni, l’esercizio di chi recitava e quindi, in alcuni casi, la definizione di una presenza attoriale fissa.
In allegato CD audiovisivo.
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