L’Ombra pesante della guerra. L’Afghanistan in un secolo di violenze. – Najeeb Farzad
L’Afghanistan visto da chi ci è nato e vissuto. La prospettiva offerta dall’autore Najeeb Farzad, giornalista, attivista e scrittore afghano è diversa da quella che ci offrono i media occidentali. Il paese ha vissuto un secolo di violenze, tra guerre civili, estremismi interni e occupazioni straniere. In particolare Farzad analizza gli ultimi 40 anni di storia dell’Afghanistan. Dall’occupazione da parte dell’URSS nel 1979, passando per la guerra civile dei Mujaheddin, al regime di terrore dei talebani che hanno governato dal 1996 al 2001. Infine si parla dell’occupazione delle forze occidentali a guida statunitense e gli accordi di Doha nel 2021 che, concretamente vanificano 20 anni di occupazione straniera e consegnano l’Afghanistan di nuovo nelle mani dei talebani. In questo libro, il punto di vista che analizza il susseguirsi dei governanti, è quello della popolazione per la quale, a prescindere da chi governi, si tratta pur sempre di un periodo lungo 40 anni; un periodo in cui la guerra non è mai finita.
L’Afghanistan è storie di crimini. Crimini contro l’umanità, violazioni dei diritti umani, persecuzioni. Questo libro è storia e testimonianza. La narrazione di Najeeb Farzad si pone come rottura rispetto a quella riportata dai media occidentali. Solitamente infatti, siamo portati a pensare che l’Afghanistan abbia vissuto un ventennio di pace sostanziale, solo grazie all’arrivo degli americani e degli alleati. Farzad ci dimostra che, nonostante alcuni aspetti siano migliorati sul piano della tenuta dei Diritti Umani, la popolazione non ha mai smesso di scontrarsi con le violenze e la furia dei gruppi di potere.
L’autore si sofferma molto sul concetto di crimine: crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Li descrive nel dettaglio, li elenca con franchezza e dovizia di particolari. Il libro è una cronaca molto forte e non esente da emotività e rabbia: alcune delle violenze descritte, l’autore le ha vissute direttamente sulla propria pelle, altre hanno riguardato la sua famiglia. Un’esperienza drammatica che ha instillato nell’autore il desiderio di riscatto espresso attraverso la denuncia dei crimini che quotidianamente si verificano in Afghanistan. Un progetto ambizioso, reso possibile grazie alla macchina dell’accoglienza del SAI del comune di Scisciano che dal 2021 costituisce per Farzad una seconda casa.