Questo libro è una positiva provocazione intellettuale.
Provocazione, perché ci mette a contatto, muovendosi dall’antichità ai nostri giorni, con le filosofe e non con i filosofi. Per quanto ne so, è un’impresa più unica che rara.
Ma è soprattutto una provocazione positiva: il tentativo è andato a buon fine, può dirsi senz’altro riuscito. Riuscito in una duplice direzione: da un lato, perché sottrae i temi squisitamente filosofici alla discussione tra specialisti, restituendo l’amore per il sapere alle generalità degli esseri umani; dall’altro, perché rimane sul terreno del rigore scientifico, pur nella scorrevolezza, e anzi piacevolezza, della scrittura.
I lettori e le lettrici troveranno in queste pagine, come è capitato a me, vicende e avventure culturali largamente ignote anche al pubblico colto. Il che implica un effettivo ampliamento delle conoscenze.
Resta alquanto singolare che a scrivere un libro di questo tipo sia stato un uomo e non una donna. Ma forse si spiega. Uno dei punti forti della “riflessione al femminile” concerne esattamente la capacità del dono. E la straordinaria ricchezza dello sguardo femminile sul mondo è proprio il dono preziosissimo, da tempo atteso, che oggi il consorzio umano (uomini compresi) può essere finalmente in grado di accogliere e capire.
Rino Malinconico
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